«Rita è una Santa più unica che rara, in quanto tutti si possono riconoscere in lei perché ha attraversato le principali condizioni della vita: è stata figlia obbediente, moglie affettuosa, madre amorosa, vedova forte e coraggiosa, religiosa santa». Così il cardinal Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, venerdì 22 maggio a Cascia ha descritto Santa Rita. Il Porporato ha presieduto sul sagrato della basilica, invitato dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, il solenne pontificale nella festa liturgica dell’umile donna di Roccaporena. Hanno concelebrato con i Presuli: il priore generale degli Agostiniani padre Alejandro Moral Anton, il provinciale d’Italia sempre degli Agostiniani padre Luciano De Michieli, il rettore della Basilica di Santa Rita di Cascia padre Mario De Santis, altri padri agostiniani, il parroco di Roccaporena don Simone Maggi, altri sacerdoti della diocesi di Spoleto-Norcia, alcuni sacerdoti dell’Ordine Maronita Mariamita del Libano, Paese quest’anno gemellato con Cascia nel nome di Santa Rita.
Tantissimi i fedeli-devoti della Santa dei casi impossibili presenti, nonostante la pioggia e una temperatura piuttosto bassa per il mese di maggio. Con gli ombrelli aperti e una rosa rossa in mano, giovani, bambini, anziani, adulti, disabili, autorità civili e militari hanno ricordato e venerato la Santa sposa, madre e consacrata. Una delegazione di fedeli provenienti dal Libano (circa cinquanta persone) ha ricambiato la visita di quella casciana lo scorso mese di marzo e suggellato così il gemellaggio 2015 Cascia-Roccaporena. Da ricordare che il Libano donerà alla città di Cascia una grande statua marmorea di Santa Rita (sei metri di altezza, trenta tonnellate di peso), che verrà posizionata all’incrocio tra Roccaporena e Cascia. Mercoledì 30 settembre la statua sarà in Piazza S. Pietro, insieme ai devoti della Santa di tutta Italia e non solo, per ricevere la benedizione di papa Francesco. Domenica 18 ottobre, invece, giungerà a Cascia per l’inaugurazione alla presenza del card. Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maronti.
Presenti, naturalmente, le donne che hanno ricevuto il riconoscimento internazionale Santa Rita 2015: quattro donne, quattro modi di vivere l’esempio ritiano nella quotidianità, con concretezza, con amore. Claudia Francardi, vedova del carabiniere Antonio Santarelli, aggredito il 25 aprile 2011 da un giovane ad un posto di blocco a Pitigliano (Grosseto) e morto dopo un anno di coma: la donna ha perdonato l’aggressore e, insieme alla mamma di quest’ultimo, ha fondato un’associazione per aiutate altre persone nella stessa situazione. Lucia Fiorucci, di Gubbio (PG), ha trasformato le sofferenze per la morte della figlia Elisabetta, vittima di un incidente stradale, in speranza per altre vite, attraverso azioni concrete di carità e servizio al prossimo. Le Suore della Sacra Famiglia di Spoleto (PG): come Santa Rita pongono al centro la famiglia, con le sue gioie e i suoi dolori. Come Rita, si adoperano in Italia e nel mondo per essere portatrici di pace e aiuto per molte persone in difficoltà (disabili, ragazze madri, anziani ecc…), per chi non ha più famiglia. Franca Pergher, di Udine: ha perdonato l’autore dell’incidente che ha cambiato per sempre la vita di suo figlio Alessandro, colpito alla testa all’età di sei anni da una trave di cemento armato. Da 42 anni se ne prende cura con fiducia in Dio, nonostante la morte del marito e la sua stessa malattia, la leucoencefalite.
«La vicenda umana di Rita – ha detto il card. Bassetti nell’omelia – ci mostra una donna forte e coraggiosa: non, come il mondo penserebbe, negli intrighi e nelle faide sanguinose in cui anche la sua famiglia si trovò coinvolta; ma in una lotta che richiede una dose ben maggiore di forza e di coraggio: “non rendere a nessuno male per male, non farsi giustizia da soli, ma vivere in pace con tutti, amando persino i nemici”, perché sarà il Signore Gesù a fare giustizia». «La testimonianza umana e religiosa di Rita – ha proseguito l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve – ci viene incontro anche oggi, nel nostro tempo così travagliato, per offrirci lo spunto per meditare, anche in vista del Sinodo, sulla realtà di tante nostre famiglie, attraversate e, talvolta, sconvolte da faide e violenze feroci, forse peggiori di quelle del tempo di Rita. Come pure ci offre motivi di riflessione in questo anno dedicato alla Vita Religiosa. Vita coniugale e vita religiosa sono, in fondo, due forme di consacrazione: degli sposi tra loro, dell’uomo o della donna con il Signore. In entrambe le situazioni di vita non manca il profumo soave e la delicatezza della rosa, che un amore fecondo e appassionato può far fiorire anche nei mesi freddi dell’inverno, come – ha concluso – non può mancare la spina dolorosa conficcata nella carne di ognuno».
La celebrazione si è conclusa con la supplica a Santa Rita e la benedizione delle rose e degli oggetti devozionali. Poi, Cardinale, Arcivescovo e presbiteri sono andati a pregare dinanzi al corpo mortale di Rita e hanno incontrato le monache agostiniane di clausura.