Domenica 30 giugno 2019 è stata celebrata a Roccaporena di Cascia la 62ª Festa della Rosa e delle Rite. Questa giornata è organizzata dal Santuario situato nel paese natale della Santa invocata come patrona dei casi impossibili per fare memoria del miracolo della rosa sbocciata in pieno inverno: Rita era morente nel monastero di Cascia e alla cugina che era andata a farle visita chiese di portargli una rosa del suo orto di Roccaporena. La parente fece notare di essere in pieno inverno, c’erano neve e gelo. Rita insistette. Allora la cugina tornò a Roccaporena e nell’orto veramente c’era una bella rosa sbocciata. A questo episodio è legato il fatto che la rosa sia considerata il simbolo della spiritualità ritiana.
La celebrazione eucaristica, alla presenza di molti devoti provenienti da varie parti d’Italia, è stata presieduta da mons. Renato Boccardo arcivescovo di Spoleto-Norcia e concelebrata da vari sacerdoti. Da don Canzio Scarabottini, pro-rettore dell’Opera, da altri presbiteri che vivono a Roccaporena e dai due sacerdoti che guidano le comunità che hanno riconsegnato e che prendono la reliquia di Santa Rita incastonata in una pietra della casa natale: don Manuel Fabris parroco di Santa Eulalia in Borso del Grappa (TV) e don Raffaele Di Nardo parroco della parrocchia di S. Pietro ad Acerra. Presente il sindaco di Cascia Mario De Carolis, altri sindaci della Valnerina e diverse autorità civili e militari del territorio. La liturgia è stata animata dalla corale “Beato Pietro Bonilli” di Cannaiola di Trevi.
Nell’omelia l’arcivescovo Boccardo, nel commentare le scritture proposte dalla liturgia della Domenica, ha sottolineato come «Gesù nella salita verso Gerusalemme era ben consapevole a quello cui andava incontro, ossia la morte. E a quanti incontrava lungo la strada, desiderosi di seguirlo, diceva risoluto: se vuoi vieni, ma sappi che devi dare alla tua vita un orientamento determinato, sei chiamato a prendere una decisione ferma. Essere cristiani, infatti, non è un’etichetta che ci si appiccica addosso, ma è camminare dietro a Gesù, che chiede radicalità di vita. E noi – ha proseguito mons. Boccardo – spesso diciamo dei sì ristretti, facciamo dei calcoli, stiamo attenti a che dietro le nostre azioni ci sia un tornaconto. Ma il cuore diventa sempre più meschino e abbiamo anche paura di fare il bene. Il cristiano, invece, è colui che vive nella luce piena del Signore e non nella mediocrità e nel grigiore, che riesce a costruire la sua vita nel bene e per il bene, che rimane fedele anche quando è richiesto il sacrificio». Qui il Presule ha portato all’attenzione dei presenti la figura di Santa Rita: «È stata una donna – ha detto – che ha saputo dare alla sua vita una direzione stabile, ha saputo scegliere anche quando è stato difficile, non ha mai avuto paura, non è mai tornata indietro, non ha cercato visibilità, oggi diremmo l’onore della cronaca, ma ha tentato di essere seria nella quotidianità della vita. A Santa Rita – ha concluso l’Arcivescovo – chiediamo l’intercessione di avere cristiani che siano esempio di vita per gli altri, coerenti, che parlino poco, che limitino i proclami: che siano, insomma, capaci di lasciare una scia di bene».
Al termine della Messa c’è stato il passaggio della reliquia dalla parrocchia di Santa Eulalia in Borso del Grappa (TV) a quella di S. Pietro ad Acerra (NA), dal Veneto alla Campania. E qui c’è stata una sorpresa: al parroco di Santa Eulalia di Borso del Grappa (TV), don Manuel Fabris, l’arcivescovo Boccardo ha consegnato una reliquia, con tanto di certificazione e sigillo arcivescovile, del manto indossato da Santa Rita quando viveva a Roccaporena, conservato nel Santuario. Grande la gioia e l’emozione del sacerdote e dei parrocchiani che lo accompagnavano. Felice naturalmente anche la delegazione di Acerra che custodirà la reliquia fino al gennaio 2020, quando verrà trasferita nell’isola di Ischia. Una scelta molto significativa, visto che Acerra si trova nella cosiddetta Terra dei Fuochi, espressione che indica la zona della Campania a cavallo tra le province di Napoli e Caserta dove vengono interrati rifiuti tossici e speciali, che hanno un impatto enorme sulla salute della popolazione locale. Commenta così il parroco don Raffele Di Nardo: «La reliquia ad Acerra rappresenterà quello che Rita è per definizione, ossia la Santa delle cause impossibili. Portarla nella Terra dei Fuochi significa provocare e stimolare questa parte di territorio italiano, ma anche accogliere la grande sfida della fede di una grande Santa che ha affrontato nella sua umanità ciò che il Signore le aveva chiesto, così come ella poteva, nella sua fragilità. Mi auguro che i cittadini di Acerra nel venerare la reliquia di Santa Rita possano rinsaldare la forza e il coraggio di una fede vera, autentica e seria». Prima delle benedizione finale l’Arcivescovo Boccardo ha anche dato un annuncio per la locale comunità di Roccaporena: «La Diocesi ha deciso di intitolare a don Sante Quintiliani (per anni amministratore e faro della comunità di Roccaporena, morto il 6 aprile 2017, ndr) il piazzale situato tra il Santuario e gli edifici dell’Opera».