Lunedì 29 febbraio a Roccaporena di Cascia, paese natale di Santa Rita, mons. Renato Boccardo ha presieduto il Giubileo degli Eremiti che vivono nel territorio dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia. All’inizio della mattinata c’è stato un momento di confronto tra il Presule e i sette eremiti: James Crofton (irlandese, presbitero) che vive all’eremo della Croce a Campi di Norcia; Tadeusz Wrona (polacco) che vive all’Eremo di S. Fiorenzo a Valle Guaita di S. Eutizio in Preci; Stella Lepore che vive all’Eremo Santa Rita in Roccaporena di Cascia; Cristina Emanuela Zecca che vive all’Eremo della Madonna Appare a Collegiacone di Cascia; Alberta Nunzi e Nadia Pericolini che vivono all’Eremo della Santissima Trinità a Campello Alto; Martino Piscopo che vive all’Eremo di Acquaro di Preci. Poi c’è stato un momento di preghiera dinanzi alla Porta Santa della Misericordia, il passaggio da essa e la celebrazione eucaristica nella Cappella del Santissimo Sacramento del Santuario. Nel commentare le letture bibliche del giorno mons. Boccardo ha sottolineato due aspetti che ben si addicono alla vita eremitica, ma più in generale alla vita di tutti i cristiani: la semplicità e la coscienza della propria missione. «Il Signore – ha detto – non ci chiede un’esistenza complicata ma semplice e concreta. Inoltre, ci ricorda che non siamo su questa terra per caso: questo è il nostro oggi che siamo chiamati a vivere, con le sue gioie e le sue fatiche». Dopo un pranzo in fraternità con i sacerdoti che vivono nell’Opera di Roccaporena, Arcivescovo ed eremiti sono saliti allo Scoglio della preghiera, luogo nel quale Rita si recava quotidianamente in preghiera e meta ogni anno di migliaia di pellegrini.
La presenza degli eremiti nell’archidiocesi di Spoleto-Norcia è da far risalire ai tempi più remoti del cristianesimo, quando la valle Spoletana e quella della Valnerina si popolarono di asceti, come documentato con tanto di particolari nei Dialoghi di S. Gregorio Magno, amico di monaci, clero e laici di questo territorio umbro. Tutto inizia nella Valle Campiana e nell’attigua Valle Castoriana (Comune di Preci) con il grande monaco Spes (517 a. c.) e con i suoi discepoli Eutizio e Fiorenzo, ma soprattutto, con più ampio respiro, con colui che si formò alla sua scuola, il grande Benedetto da Norcia. Le lotte diofisite e monofisite in Oriente portarono in questi territori una schiera di asceti, molti provenienti dalla Siria, che costellarono le montagne di piccoli eremi: celebre è il Monteluco di Spoleto che per oltre mille anni fu abitato da eremiti. Con alterne vicende, nel corso dei secoli mai si è spenta la presenza in Diocesi di persone che si sono consacrate a Dio nella vita eremitica. Soprattutto, però, negli ultimi venti anni questa presenza si è rinnovata significativamente: come detto poco sopra, attualmente sono sette gli eremiti nel territorio di Spoleto-Norcia. C’è uno statuto diocesano che ne regola la vita, promulgato nel 2007 dall’arcivescovo Riccardo Fontana. Vi si legge: “La vita eremitica sia scandita dalla preghiera e dal lavoro. Essi celebrino la Liturgia delle Ore secondo il Rito Romano o la Regola di S. Benedetto; il libro del Salterio accompagni sempre la loro giornata. Si dia ampio spazio alla contemplazione e alla lettura dei Libri Sacri e degli scritti dei santi Padri, specie di coloro che vissero nell’eremo o nel monastero. Nelle domeniche e nelle feste partecipino alla Liturgia eucaristica parrocchiale, ricordando di essere un segno della santità della Chiesa. Le mani dell’eremita non siano mai oziose: o innalzate per la preghiera o disposte per il lavoro”.