Pochi giorni ci separano ormai dalla tradizionale Festa della Rosa (domenica 22 giugno, ndr), che ricorda il miracolo appunto della rosa, sbocciata in pieno inverno, avvenuto qui a Roccaporena nel lontano 1457. Nel rigido inverno di quell’anno Rita, gravemente inferma, chiese alla cugina Bona di portarle dal “suo” orto di Roccaporena una rosa rossa e due fichi maturi. La cugina, incredule, si recò all’orto e davvero c’erano, tra la neve, una rosa fiorita e due fichi maturi. Felice tornò a Cascia per portarli a Rita malata. Da allora, la rosa è legata alla storia della Santa, unitamente alla spina dolorosa che l’accompagnò negli ultimi quiandici anni di vita.
E non mancano le persone che proprio in questo periodo giungono qui a Roccaporena, per ringraziare la Santa. È il caso di Maria Tiotti che nel 1966 era ricoverata all’Ospedale Molinette di Torino e rischiava la morte a causa di un’emorragia interna non controllabile. I medici l’avevano data per spacciata. «Mio marito piangeva sempre quando raccontava questa storia», mi dice Maria, oggi sulla sedia a rotelle. «Avevamo due bambini piccoli…mio marito non era un gran credente, ma quel giorno alzò gli occhi e vide una vetrata che raffigurava S. Rita. Iniziò ad invocarla. Eravamo disperati». La signora Maria, accompagnata dal figlio e dalla nuora, si commuove nel raccontare la sua storia, lontana nel tempo ma viva nel cuore. «Due giorni dopo – prosegue -, inspiegabilmente, ero fuori pericolo. Da allora ho atteso il giorno di venire a ringraziare personalmente Santa Rita. La invoco ogni giorno affinché aiuti me e la mia famiglia». Gli occhi della signora Maria sono luminosi, riflettono l’azzurro del cielo particolarmente terso, dopo i temporali impetuosi di questi giorni.
Ci si muove in ogni modo, con la pioggia che non può spegnere l’entusiasmo o con il sole che lo ravviva; con grandi pullman come i gruppi di Andria (BT) e di S. Croce di Magliano (CB), giunti a Roccaporena alle 5 del mattino dopo una notte trascorsa in viaggio. Appena giunti, subito la salita allo Scoglio della preghiera e poi la partecipazione alla Messa in Santuario. «È faticoso, ma si fa con piacere!», testimonia un uomo bruno di carnagione, visibilmente stanco ma contento. «Per devozione a S. Rita, veniamo tutti gli anni», conclude.
Ma c’è anche chi arriva anche in piccoli gruppi come quello proveniente da Pelos del Cadore (Belluno): dieci persone accompagnate dal diacono permanente Giorgio Dal Molin. «Siamo venuti qui per conoscere la storia di Santa Rita», mi spiega una signora sui sessant’anni. «Ella – prosegue -, invocata come Santa dei casi impossibili, ci aiuti a saper perdonare e a non istigare».
Suor Stella Lepore